Il ponte del Diavolo, un sito misterioso nell’Appennino Modenese, situato al confine di tre comuni, Pavullo, Polinago e Lama Mocogno.
Sarà la suggestione ma, già dai primi passi, il bosco ci accoglie vestito di silenzio e quiete interrotti solo da qualche sferzata di vento così freddo che ci fa venire la pelle d’oca. Gli alberi secchi ai lati del sentiero assumono via via forme inaspettate, strani artigli si protendono verso il cielo e tronchi cavi appaiono come cancelli d’entrata a un mondo sotterraneo.
Inspiegabilmente ogni tanto il terreno lascia spazio a fine sabbia d’arenaria e in alcuni punti sembra di essere in spiaggia; fine sabbiolina liscia e fastidiosa, si infila nelle scarpe se si aumenta troppo il passo.
In lontananza, dietro a una piccolina collina e nascosto dagli alberi spogli, si presenta a noi Il Ponte in tutta la sua magnificenza.
Di cosa si parliamo qui?
Non vi pare curioso il ripetersi del numero 3 nelle misurazioni di un grosso blocco di pietra di origine naturale?!
In passato questo luogo è stato teatro di numerosi riti pagani. Qui sono stati rinvenuti oggetti risalenti al medioevo che indicano come quest’area fosse un rifugio per le donne condannate di stregoneria in fuga dalle città.
Forse è proprio da questi fatti che sono nate le leggende che aleggiano su questo territorio.
Si narra che un contadino, per raggiungere i suoi campi, dovesse attraversare un avvallamento che durante i giorni di pioggia diventava un torrente impetuoso costringendolo così a rischiare la vita.
Lungo il tragitto, un giorno, incontrò il Diavolo che gli propose un patto: “Ti costruirò un ponte per attraversare incolume il fiume in cambio della tua anima”, disse.
L’uomo aveva una famiglia numerosa e ormai ridotto alla disperazione e alla fame, accettò.
Il Diavolo quella stessa notte si mise in marcia e, mentre attraversava il bosco fu attratto da un sabba di streghe che ballavano seminude nella radura. Si fermò, scordandosi del ponte che aveva con sé, e rimase rapito dalla bellezza delle donne illuminate solo dal chiarore delle fiamme del fuoco.
Passarono le ore e non si accorse del sopraggiungere dell’alba.
Sfregiato in viso dai raggi solari per lui mortali fu costretto a fuggire lasciando il ponte proprio dove noi oggi lo possiamo ammirare.
Il contadino aspettò invano l’avverarsi del suo desiderio e da quel giorno andò in giro raccontando a tutti che il Diavolo era un bugiardo e non teneva fede ai suoi patti.
Il Diavolo si arrabbiò moltissimo tant’è che il suo rancore è arrivato fino ai giorni nostri. Si dice infatti che chiunque sia così incauto da infilare la testa nei buchi circolari del ponte, lo vedrà arrivare con l’intento di tagliarli la testa!
I geologi alimentano il mistero… Studi scientifici attestano che questo monolite non sia nato qui e che non esistano nella provincia rocce con la stessa composizione mineralogica; qualcuno ipotizza che un movimento tellurico lo abbia fatto emergere dalle profondità della terra ma nessuno ha ancora dimostrato questa teoria.
Quello che a noi ha affascinato è proprio la posizione che appara del tutto innaturale, come se fosse stato messo lì per unire due mondi separati.
Le misure del ponte, che riproducono il numero 3, hanno grande valenza simbolica. Questo numero possiede una forza di conciliazione e unione.
La sua espressione geometrica è infatti il triangolo, simbolo esemplare di ritorno all’unità: due punti separati dallo spazio si riuniscono in un terzo punto situato più in alto.
Si può arrivare al ponte in due modi.
1) Parcheggiando la macchina appena fuori Monzone troverete le frecce che vi indicheranno la direzione. Si tratta di una camminata facile di circa 30 minuti.
2) Arrivate alla Chiesa di Frassineti girate e sinistra in direzione località Le Serre. Parcheggiate vicino al cimitero e incamminatevi nel sentiero che passa vicino alla casa scout. Questo percorso dura circa 1h30’ ed è un pò più impegnativo del precedente.
Torneremo con la bella stagione in questo luogo misterioso; chi di voi si unirà a noi per attraversare questa soglia immaginaria rappresentata dal ponte?
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