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Come i social riprogrammano il cervello e stanno cambiando la nostra vita.
Sulla Terra siamo 7 miliardi di persone, 6 miliardi possiedono un cellulare, solo 4 miliardi e mezzo hanno accesso a una toilette funzionante. Dati che fanno pensare.
La comunicazione del nuovo millennio è improntata sul catturare la tua attenzione nel tempo di 3 secondi, è questo infatti il tempo che il nostro cervello si sofferma su un post di Facebook o una foto Instagram.
In 3 secondi decide se gli interessa o no, se mettere un like o passare oltre.
Di cosa si parliamo qui?
La paura, inizialmente ci viene proposto un pericolo a cui ci sentiamo potenzialmente esposti, il nostro cervello rettile viene attirato per scoprire la raccomandazione che sventerà questa minaccia.
L’eccitamento sessuale, proponendoci corpi perfetti totalmente disinibiti e ammiccanti ci incollano allo schermo.
La noia, la mente umana è progettata per la curiosità e la scoperta, le app hanno la mission di presentarci sempre nuovi contenuti.
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Questo meccanismo porta a una riprogrammazione del cervello, rendendoci incapaci di stare fermi a pensare, il nostro dito deve scorrere e scorrere, alla ricerca di quello che non abbiamo visto o che ci stiamo perdendo.
In questo fiume di stimoli costanti, stiamo disimparando la capacità si stare fermi semplicemente in ascolto.
Gli influencer e gli youtuber sono costretti a usare urla, effetti speciali, cambi di scena velocissimi come se soffrissimo tutti di un deficit di attenzione. Si perché il rischio mortale è proprio quello, che l’utente annoiato scelga altro, abbandoni il nostro canale e prosegua verso il successivo.
In America l’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è una delle malattie mentali che sta registrando un aumento preoccupante sopratutto nei ragazzi più giovani.
Fino all’età di 25 anni il cervello è altamente malleabile e quindi facilmente programmabile. L’adolescenza è il periodo più a rischio dove si corre il rischio di creare danni irreparabili in menti giovani e in apertura.
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La responsabile è la dopamina, la stessa molecola coinvolta nelle dipendenza da nicotina e cocaina.
Raggiungendo piccoli obiettivi, un certo numero di like o di follower per esempio, il cervello rilascia dopamina, l’ormone del piacere e dell’appagamento. Questo genera un ciclo compulsivo, che spinge il nostro corpo a volerne sempre di più.
L’ottenere una ricompensa immediata senza eccessivo sforzo induce il cervello a desiderare fortemente queste eccitazioni neurologiche date da una interazione o da un like.
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La maggior parte di noi non riesce a controllare quanto tempo trascorre online. Le scansioni cerebrali di persone che hanno sviluppato dipendenza dai social sono simili a quelle dipendenti da droghe.
In questi soggetti si è notato un deterioramento della sostanza bianca che controlla i processi emotivi, la soglia di attenzione e la capacità di prendere decisioni.
Se usati per più di 2 ore al giorno, i social aumentano le sindromi depressive, la sensazione di solitudine e l’infelicità.
Abbiamo già trattato questo argomento nel nostro articolo relativo all’insonnia. La luce blu emessa da uno smartphone o da un tablet, accelera il battito cardiaco e riduce il tempo di sonno profondo.
Chi legge da questi dispositivi prima di addormentarsi produce meno melatonina e fa più fatica ad addormentarsi.
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La tecnologia non deve esser per forza il Male digitalizzato. Abbiamo tra le mani uno strumento potentissimo, capace di connettere milioni di persone, che offre la libertà di esprimere il proprio pensiero in qualunque momento.
Questo sistema è molto più ampio e utilizzabile rispetto alla televisione, controllata dai potenti e capace di propinare bugie fino a farle diventare verità.
Gli incentivi che utilizziamo oggi sono quelli che hanno impostato i creatori di queste piattaforme e sono incentrati sul far crescere l’applicazione. Inizialmente chi ha creato questi sitemi aveva bisogno di fare massa: un grande numero di utilizzatori significa avere investitori più propensi a sganciare ingenti cifre. Si è creato quindi un nuovo girone infernale, dove l’utilizzatore è costretto a scorrere e scorrere milioni di notizie al minuto, e chi propone servizi deve escogitare il miglior modo per catturare l’attenzione per il maggior tempo possibile.
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Ipotizziamo che da domani qualcuno di molto in alto dicesse che chi fa un articolo o un video dopo aver letto un libro riceve subito 100 follower e 1000 like, le cose cambierebbero? Le persone ricomincerebbero a leggere e pensare con la propria testa?
Al sistema non interessano i contenuti, interessano di più i numeri sui quali poter speculare.
Chi può cambiare le cose siamo ancora una volta solo noi stessi. Se i social riprogrammano il cervello, cambiando il modo di interagire con essi, assicureremo un futuro migliore alle nuove generazioni.
Ora ci rivolgiamo a TE che stai leggendo questo articolo, se sei giunto a leggere fin qui significa che non sei affetto da alcun deficit dell’attenzione! E visto che sei un essere pensante fermati un minuto e rifletti sul modo in cui cambieresti questo sistema.
Se ti va puoi scriverlo nei commenti, perchè più siamo a desiderare una cosa, più facile sarà far in modo che si avveri. Oppure metti in atto la tua idea, ogni giorno, mentre navighi e interagisci con altri utenti virtuali.