Ecco cosa si prova a svegliarsi sperduti sopra il Lago Santo modenese, in mezzo al nulla, con la prima forma di vita umana lontana qualche chilometro più a valle.
Non sai cosa ci facciamo in mezzo a questo splendore? Allora ti sei perso come siamo arrivati qui e da dove siamo partiti con il nostro trekking leggendario sul sentiero 00 lungo l’Alta Via dei Parchi!
Trovi qui la prima tappa.
La notte ci ha tenuto compagnia un vento fortissimo. Malgrado ci fossimo sistemati in una conca ai campi di Annibale ben riparata, Marco si è dovuto alzare nel cuore della notte armato di torcia frontale, per mettere in sicurezza la tenda con dei grossi sassi.
La tenda era ben picchettata ma volevamo essere ben sicuri di non trovarci, nel bel mezzo della notte, a guardare le stelle vedendo la tenda volare via!
Ci siamo svegliati con la luce che filtrava in tenda e i suoni del bosco in lontananza.
I riti del mattino, sebbene fossimo in tenda, non sono cambiati.
Freyja si da una bella stiracchiata e si mette in mezzo a noi esigendo le coccole del mattino.
Usciamo dalla tenda l’aria frizzante del mattino ci accarezza e rinvigorisce.
Come nel migliore dei film romantici, senza metterci d’accordo ci siamo divisi i compiti: Giulia ha raccolto mirtilli nelle vicinanze per la colazione e Marco ha acceso il fornello per scaldare l’acqua del tè.
Di cosa si parliamo qui?
Sembra una cosa futile, ma bere qualcosa di caldo quassù dispersi sulle montagne ha un effetto totalmente diverso da quello che ha tra le mura di casa.
Il rituale del tè alla sera rinfranca l’animo dalle fatiche della giornata, e al mattino ti prepara al cammino svegliandoti dal profondo.
Sembra un gesto banale ma il rito del tè in montagna ti infonde quella tranquillità unica che solo queste situazioni ti sanno regalare.
E’ così dopo una colazione a base di frutti di bosco appena raccolti e qualche biscotto che iniziamo la discesa che dal Passo della Boccaia conduce al Lago Santo.
Questo sentiero lo abbiamo percorso a ritroso quando dal Lago Santo siamo saliti fino in cima al Monte Giovo.
Qui trovi il percorso di questa escursione con vedute mozzafiato.
Arriviamo al Lago Santo quando ancora i primi turisti sono lontani e i rifugi si preparano ad accogliere i clienti.
Ti consigliamo su tutti il Rifugio Giovo, dove l’ospitalità e la cordialità della famiglia Brugioni ti faranno sentire coccolato e accolto. Hanno una cheese cake con i mirtilli che è da volar via!
Beh, cosa c’è di male? Abbiamo fatto una seconda colazione, e allora?! 😉
Ti segnaliamo anche il Rifugio Vittoria dove potrai noleggiare una e-bike o imboccare il sentiero chiamato “la direttissima” che sale senza possibilità di tirar fiato sul monte Giovo.
Il numero del sentiero è 525 e si prende sul versante del lago Santo adiacente al rifugio Vittoria.
Questo angolo di paradiso incastonato nel meraviglioso Appennino Modenese vanta ben due racconti della tradizione popolare.
Due pastorelli di paesi lontani erano soliti portare a pascolare le loro greggi lungo le rive del lago.
Usavano come scusa la sete delle pecore, che solo le fresche acque del lago Santo riusciva a placare.
In realtà era una scusa inventata dai due innamorati per vedersi e stare qualche ora insieme.
Ma la loro storia d’amore era minacciata da una diatriba tra le famiglie, che non si vedevano di buon occhio.
Arrivò il giorno in cui le due casate scoprirono l’inganno e vietarono rispettivamente ai loro figli di vedersi.
I due pastorelli disperati desideravano così ardentemente abbracciarsi per un’ultima volta che scapparono di casa per trovarsi sulle rive del lago.
Appena si videro in lontananza iniziarono a corrersi incontro sullo strato ghiacciato del lago.
L’inverno stava volgendo al termine e quel giorno il Sole splendeva alto sopra di loro.
Fu così che il ghiaccio si ruppe e le acque del lago si aprirono sotto di loro, inghiottendoli nel loro ultimo abbraccio, detto “Santo”.
Tanto tempo fa vi era un cacciatore considerato infallibile.
Fu così convocato a Pievepelago sicchè i contadini avevano avvistato un lupo che minacciava le loro greggi.
Il lupo divenne presto per il cacciatore una vera e propria ossessione.
Ogni volta che il lupo si sentiva braccato riusciva a farsi beffe del cacciatore e provocare ingenti danni al bestiame.
Il cacciatore divenne in fretta lo zimbello del paese e in lui crebbe un odio smisurato verso la creatura del bosco.
Una notte il cacciatore era sulle tracce del lupo vicino al lago Santo, una fitta coltre di nebbia scese tutto attorno.
All’improvviso il cacciatore udì l’ululato del lupo così vicino che già pregustava il trofeo, caricò il fucile e si mise a correre a perdifiato nella direzione da dove veniva il latrato.
Era così accecato dalla bramosia e dall’idea di catturare quel maledetto lupo da non accorgersi che stava correndo sul lago ghiacciato.
Ormai era troppo tardi, il ghiaccio cedette sotto il suo peso e del cacciatore non si ebbe più notizia.
Le placide acque del lago Santo alle prime luci del mattino ci scortano fino al sentiero 519 che si ricongiunge con il sentiero 00 dopo aver raggiunto foce Giovo.
Questa ascesa non è difficoltosa dal punto di vista altimetrico, bensì dall’attraversamento di sassaie scivolose e anche di una piccola palude!
Di tutto il nostro trekking sul sentiero 00 questo è stato il tratto più duro.
Una volta arrivato a foce Giovo concediti un minuto per rilassarti, in questo valico attraversato dalla via ottocentesca detta “Strada del Duca” troverai una piccola cappella dove trovare un riparo, o come ha fatto Freyja, schiacciare un bel pisolino!
Da questo passo nasce il fiume Panaro, che fino a Pievepelago, prende il nome di torrente delle Tagliole.
Poco distante dalla cappella dedicata alla Madonna del Giovo troverai una fonte, utile per dissetarti dopo la faticosa salita.
E’ ora di riprendere il sentiero 00 e affrontare un’altra salita, quella che ti porterà alla cima di Femmina Morta.
Anche intorno a questa vetta aleggia un alone di mistero, sembra che il nome sia dovuto alla morte di una giovane fanciulla sorpresa da una forte tempesta.
Nei giorni di forte vento c’è chi giura di aver udito i lamenti di una ragazza, in cerca di aiuto e riparo dalle forti correnti.
Una volta giunti qui abbiamo deciso di accorciare il nostro tragitto e di scendere in Val di Luce.
La discesa che porta all’Abetone ci sembrava davvero lunga, l’ora tarda unita alla stanchezza accumulata ci hanno fatto propendere per un taglio strategico di percorso.
Non potete scendere in Val di Luce senza aver pucciato i piedi nel fresco Lago Piatto.
Di origine glaciale si trova ad un altezza di 1800mt circa. Sulle sue acque si specchia la bellissima Alpe delle Tre Potenze e tutt’intorno milioni di mirtilli colorano e profumano l’aria.
Merita una sosta per gli occhi e per riposare le gambe prima della discesa a valle.
La Val di Luce sembra un luogo congelato nel tempo.
Solo qualche hotel e due negozi rendono ospitale questo luogo che sembra essere uscito da un film di Anderson.
Qui abbiamo passato la notte al calduccio di una camera d’albergo perchè ci hanno caldamente sconsigliato di utilizzare la tenda in quanto nel periodo di raccolta dei mirtilli le guardie del parco potrebbero fare la multa nonostante il nostro non fosse un “campeggio” ma un vero e proprio “bivacco”.
Non possiamo definire la Val di Luce un posto “bello” ma ha un chè di magico e intimo.
Ti riporto qui il profilo altimetrico e la carta dei sentieri sperando possano esserti utili
photo by ambiente.regione.emilia-romagna.it
photo by ambiente.regione.emilia-romagna.it
2 Comments
Ho visto una foto sul percorso Lago Santo, Lago Baccio, Lago Turchino, Lago Torbido con una spirale percorribile.
Vorrei avere notizie, se possibile.
Ciao Cecilia! Ci dai più informazioni su questa spirale percorribile? Dove l’hai vista? Così saremo felici di aiutarti!